Il Governo vieta la carne coltivata: una scelta contro gli animali, l’ambiente e la crescita del Paese

Il provvedimento si scaglia contro un prodotto che promette di essere una risposta ai problemi di sostenibilità ed etica degli allevamenti intensivi.
CC-BY/New Age Meats
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È stato approvato ieri in Consiglio dei Ministri il disegno di legge che prevede il divieto di produzione, commercializzazione, importazione di alimenti e mangimi sintetici in Italia, presentato dal Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. Il provvedimento mira a vietare anche la carne coltivata, un prodotto che promette di essere una risposta ai problemi di sostenibilità ed etica degli allevamenti intensivi, il cui sviluppo potrebbe far progredire il settore della ricerca e delle biotecnologie in Italia. ALI, insieme a Animal Equality, Essere Animali, LAV e LNDC-Animal Protection, si oppone a questa scelta del Governo, dettata probabilmente da posizioni ideologiche più che dalle reali richieste dei cittadini e consumatori.

Il disegno di legge contro la carne coltivata in laboratorio

Il disegno di legge introduce disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici, comprendendo quindi sia gli alimenti destinati al consumo umano — tra cui la carne coltivata — sia i mangimi animali.
Come riportato nel comunicato stampa ufficiale del Consiglio dei Ministri, in caso di violazione delle norme, sono previste sanzioni amministrative pecuniarie che vanno da un minimo di 10.000 euro fino a un massimo di 60.000 euro, ovvero fino al 10% del fatturato totale annuo, con l’indicazione comunque di un tetto massimo, oltre alla confisca del prodotto reputato illecito. Si prevedono ulteriori sanzioni amministrative che intervengono sulla possibilità di svolgere attività di impresa, inibendo l’accesso a contributi, finanziamenti o agevolazioni erogati da parte dello Stato, da altri enti pubblici o dall’Unione europea, per un periodo da 1 a 3 anni.

Cosa pensano gli italiani della carne coltivata?

Nel disegno di legge sembra emergere un particolare accanimento verso la carne coltivata, colpevole soprattutto di non garantire «la tutela della nostra cultura e della nostra tradizione», oltre che il diritto alla salute che, però, è già protetto dai controlli obbligatori a cui devono essere sottoposti tutti gli alimenti — sintetici e non — prima di essere immessi sul mercato.
Ma cosa pensano gli italiani della carne coltivata? Secondo un sondaggio commissionato da Good Food Institute Europe gli italiani sono tra i cittadini più ricettivi in Europa, con il 55% degli intervistati interessati ad assaggiarla, percentuale che sale al 72% nella fascia più giovane della popolazione. Tra i motivi principali per farlo c’è proprio l’interesse a ridurre l’impatto ambientale del cibo. La carne coltivata offre infatti la possibilità di consumare un alimento simile alla carne in commercio attualmente, prodotto con un processo più sostenibile e meno inquinante rispetto agli attuali allevamenti intensivi. E, aspetto più importante, risparmierebbe la vita di milioni di animali.

Le associazioni si oppongono alle scelte del Governo

«Tutelare un settore produttivo ostacolando o vietando lo sviluppo di un altro rappresenta una grave limitazione alla libertà di scelta dei cittadini. Inoltre, se per la carne coltivata si prospetta una grossa crescita a livello globale, la posizione attuale del Governo non si dimostra certo lungimirante per l’Italia. Oggi la scienza e le aziende ci stanno offrendo un’alternativa più sostenibile agli allevamenti intensivi, ma il Governo sembra voler rimanere ancorato a un sistema che sa solo di passato, inefficiente e insostenibile dal punto di vista ambientale», dichiariamo insieme a Animal Equality, Essere Animali, LAV e LNDC-Animal Protection.
Sottolineiamo ancora una volta che la carne coltivata non arriverà sulle nostre tavole dall’oggi al domani e non saranno affatto messi a rischio i cittadini, considerando l’obbligo di passaggio attraverso severi processi di validazione. Al momento è già commercializzata a Singapore, ed entrerà a breve anche nel mercato statunitense, dove la Food and Drug Administration ha recentemente dato il proprio parere positivo.

In Europa sta lavorando al parere scientifico l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), con sede a Parma, e in seguito ci sarà una decisione in ambito UE.
«I pareri scientifici fino ad oggi sono stati tutti positivi, e confidiamo lo sarà anche quello di EFSA, per cui con ogni probabilità questi prodotti potranno comunque entrare nel mercato italiano, a quel punto però dominato solo da aziende estere, sviluppatesi in paesi più lungimiranti che oggi oltre a non ostacolare la carne coltivata ne sostengono ricerca e sviluppo».

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