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Riflessioni sulla sperimentazione animale: i macachi

Numerosi esperti hanno manifestato la necessità di fermare la sperimentazione. Riportiamo il parere del prof. Manti.

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Il Consiglio di Stato, con sentenza del 28 gennaio 2021, ha consentito la ripresa degli esperimenti sui macachi rinchiusi nello stabulario di Parma.

Numerosi esperti scientifici hanno manifestato la necessità di fermare la sperimentazione che, in questo caso, provocherà la cecità su sei macachi, argomentando sulla possibilità di ricorrere a metodi alternativi e ponendosi l’interrogativo sull’effettiva utilità di tali esperimenti.

Riportiamo di seguito il parere del Prof. Manti sulla Dichiarazione ufficiale della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI) sulla “centralità della sperimentazione animale nella ricerca”:

Il documento della CRUI sulla sperimentazione con utilizzo di animali è sconcertante, nel metodo e nei contenuti. Ritengo che su un tema così delicato, controverso e, peraltro, regolato dalla Direttiva Europea 63/2010 e dal Decreto Legislativo 26/2014, interpretati in maniera unilaterale dal suddetto Documento, sarebbe necessario ascoltare e valutare, con la dovuta attenzione, le indicazioni che provengono da tutte le parti del mondo scientifico senza pregiudizio alcuno. Al tempo stesso, non possono essere sottaciute le importanti questioni etiche e bioetiche che la ricerca e la didattica con utilizzo di animali sollevano. Il documento rivela, inoltre, una singolare e preoccupante ignoranza epistemologica riguardo al criterio di verità nella ricerca scientifica e un atteggiamento condizionato da un pregiudizio, come tale inaccettabile, degli estensori quando qualifica la ricerca con utilizzo di animali come una possibilità “vera” in assoluto. Così facendo si disprezza il lavoro dei colleghi e di tutti gli scienziati impegnati nella ricerca con metodi alternativi e il lavoro e la funzione dell’ European Union Reference Laboratory for Alternatives to Animal Testing (EURL-ECVAM). L’asserzione perentoria per cui gli unici che possono essere considerate “veri” ricercatori sono esclusivamente quanti utilizzano modelli animali costituisce anche un attacco al principio delle tre R il cui ordinamento va inteso lessicograficamente. In breve, il ricercatore, sul piano etico, ha l’onere della prova, prima di utilizzare animali a scopo sperimentale o didattico, di dimostrare che non è possibile alternativa alcuna. Sotto questo profilo sarebbe importante il confronto con gli specialisti in metodi alternativi. Un modo di impostare seriamente e senza pregiudizi il problema sarebbe anche quello d’inserire negli OPBA e nei comitati etici tali specialisti.

Prof. Franco Manti,

Bioeticista, Filosofo, Università degli Studi di Genova, Scuola di Scienze Sociali – DISFOR – Dipartimento di Scienze della Formazione, Direttore EtApp – Laboratorio di ricerca per le etiche applicate.

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